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182 storia della decadenza

domestica del bestiame, la loro quiete rare volte viene disturbata da alcuna servile o continua sollecitudine. Ma quest’ozio, invece di esser consacrato ai molli piaceri dell’amore e dell’armonia, utilmente si spende nei violenti e sanguinosi esercizi della caccia. Le pianure della Tartaria sono piene di forti e vantaggiose razze di cavalli, che si usan comodamente sì nelle operazioni della guerra che nel cacciare. Gli Sciti sono stati sempre celebri per l’ardire e destrezza loro nel cavalcare: e la costante abitudine gli aveva sì stabilmente fissati sui lor cavalli, che gli stranieri supponevano ch’essi facessero le ordinarie funzioni della vita civile, che mangiassero, bevessero, e fino dormissero senza smontar da cavallo. Sono eccellenti nel maneggiar destramente la lancia; il lungo arco Tartaro è teso da un robusto braccio, ed il pesante dardo è diretto al suo scopo con infallibile mira ed irresistibile forza. Questi dardi sono spesse volte scagliati contro gl’innocenti animali del deserto, che crescono e si moltiplicano nell’assenza del loro più formidabil nemico, vale a dire contro le lepri, le capre, i capriuoli, i cervi, gli alci e le gazzelle. Continuamente si esercita il vigore e la pazienza sì degli uomini che dei cavalli nelle fatiche della caccia; e l’abbondante copia di selvaggiume contribuisce alla sussistenza ed anche al lusso d’un campo Tartaro. Ma le imprese dei cacciatori Sciti non si ristringono alla distruzione solo di timidi o innocenti animali; essi affrontano con coraggio l’orso irritato, allorchè si rivolta contro i suoi persecutori; eccitano l’infingardo ardire del cignale, e provocano il furor della tigre, quando sta dormendo nel folto dei boschi. Dove si trova pericolo, per loro ivi è gloria; e la maniera di