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dell'impero romano cap. xxvi. 175

tolta da tante cause morali, potentissimamente contribuisce a formare e a mantenere il carattere nazionale dei Barbari. In ogni tempo le immense pianure della Scizia o della Tartaria sono state abitate da vaganti tribù di cacciatori e di pastori, l’indolenza dei quali ricusa di coltivare la terra, e l’inquieto loro spirito sdegna il riposo di una vita sedentaria. In ogni tempo gli Sciti ed i Tartari sono stati famosi pel loro invincibile coraggio, e per le rapide conquiste che hanno fatto. I troni dell’Asia furono più volte rovesciati dai pastori del Norte, e le loro armi hanno sparso il terrore e la devastazione sulle più fertili e guerriere contrade dell’Europa1. In quest’occasione ugualmente che in molte altre il sobrio storico viene a forza riscosso da una grata visione; e con qualche ripugnanza è costretto a confermare, che i costumi pastorali, che si sono adornati coi più belli attributi della pace e dell’innocenza, sono molto più atti alle fiere e crudeli abitudini di una vita militare. Per illustrare quest’osservazione, io prenderò adesso a considerare una nazione di pastori e di guerrieri nei tre importanti articoli 1. del cibo, 2. dell’abito e 3. degli esercizi loro. I racconti dell’antichità vengono confermati dall’esperienza dei moderni tempi2; e le

  1. Imperium Asiae ter quaesivere: ipsi perpetuo ab alieno Imperio aut intacti aut invicti mansere. Dal tempo di Giustino (II. 2.) in poi essi hanno moltiplicato questo numero. Voltaire ha compendiato in poche parole (Tom. X. p. 65. Hist. Gener. c. 156) le conquiste dei Tartari.

    Spesso sulle tremanti nazioni da lontano
    Ha la Scizia spirato il vivo nembo di guerra.

  2. Il quarto libro d’Erodoto somministra un curioso, benchè imperfetto, ritratto degli Sciti. Fra’ moderni che descri-