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della vita pastorale degli Sciti1, o dei Tartari2 illustrerà l’occulta causa di quelle rovinose emigrazioni.

I differenti caratteri, che distinguono le nazioni civili del globo, si possono attribuire all’uso e all’abuso della ragione, che modifica sì variamente, e con tant’arte compone i costumi e le opinioni d’un Europeo o d’un Chinese. Ma l’azione dell’istinto è più sicura e più semplice che quella della ragione; è molto più facile il determinar gli appetiti d’un quadrupede, che le speculazioni d’un filosofo; e le selvagge tribù del genere umano quanto più si accostano alla condizione degli animali, tanto più forti conservano la somiglianza l’una coll’altra. L’uniforme stabilità dei loro costumi è la natural conseguenza dell’imperfezione della loro facoltà. Ridotti ad una simile situazione, i bisogni, i desiderj, i piaceri loro continuano sempre gli stessi; e l’influenza del cibo o del clima, che in un più perfetto stato della società vien sospesa o anche

  1. I primitivi Sciti d’Erodoto (l. IV. c. 47-57. 99. 101) avevano per confini il Danubio e la palude Meotide, occupando uno spazio di 400 stadi (o 400 miglia Romane). Vedi Danville Mem. de l’Acad. Tom. XXV. p. 573-571. Diodoro Siculo (Tom. I. l. II. p. 155. Edit. Wesseling) ha notato i successivi progressi del nome e della nazione degli Sciti.
  2. I Tatars o Tartari furono in origine una tribù; in seguito rivali, e finalmente sudditi dei Mògolli. Nelle vittoriose armate di Gengis-Kan e dei suoi successori, i Tartari formavano la vanguardia; ed applicavasi a tutta la nazione il nome, che prima degli altri giungeva alle orecchie degli stranieri: Freret Hist. de l’Acad. Tom. XXV. p. 60. Parlando di tutti o di alcuno dei popoli pastori settentrionali dell’Europa o dell’Asia, promiscuamente mi servo dei nomi di Sciti o di Tartari.