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Critico, erano più alla moda al tempo degli Arriani Atanasio, Gregorio Nazianzeno, a cui si aggiungono il Nisseno e Cirillo l’Alessandrino1 favorirono veramente l’ipotesi delle tre menti, o sostanze, e dei tre esseri coeguali e coerenti mediante la perpetua concordia di loro amministrazione e l’essenzial conformità del loro volere? Dio buono! E come può essere ignoto al sig. Gibbon, che presentatosi S. Illario al Sinodo di Seleucia2 primum quaesitum est ab eo, quae esset Gallorum fides; quia tum Arrianis prava de nobis vulgantibus ab Orientalibus suspecti habebamur TRINONYMAM SOLITARII DEI UNIONEM secundum SABELLIUM credidisse? Ma quando ancora egli ignori un tal fatto, da quelle oscure dispute, e certi notturni combattimenti da lui rammentati coi termini stessi di Socrate, non credo di fargli ingiuria a dedurne, che esso abbia letto il Cap. VIII del I Libro di quello storico. Ivi dunque avrà letto altresì le parole: qui του ομοουσιοου την λεξιν Consubstantialis vocem aversabantur SABELLII DOGMA ab iis qui vocem illam probabant, induci arbitrabantur. Atque idcirco impios illos vocabant, utpote qui Filii Dei existentiam tollerent3. Or perchè non inferirne, che quel Sabellianismo è una mera calunnia, di cui i nemici della divina natura di Gesù Cristo, od almeno di quella voce, che tanto ben l’esprimeva, caricarono i Padri Ortodossi difensori dei termini precisi del Con-

  1. Ometto Gio. Damasceno, come appartenente al VII. Secolo. V. gli Aut. cit. di sotto.
  2. Sulpic. Sever. L. 2. Vet. Ed.
  3. Socr. d. C. 8. L. I. H. E. ex Vales. Fu questo il Sofisma d’Arrio medesimo, cattivo Dialettico, Socr. L. 1. C. 5.