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creata sunt1, per quem fecit et saecula2? Quello che viene intimato agli Angeli di adorare3, ed è chiamato super omnia Deus benedictus in saecula, e Dio4 sedente sopra un eterno trono5? Ecco adunque manifestato per una divina rivelazione anteriore di non poco a quella fatta per mezzo di San Giovanni in Gesù di Nazaret un figlio di Dio, Luce vera, un figlio proprio e naturale, Dio ancor esso eguale al Padre, che ha fatto tutte le cose, e per cui tutte le cose sono state fatte, incarnatosi, e nato da una Vergine, e morto sulla Croce. Ma questi sono i caratteri del λόγος di S. Giovanni. Ecco adunque atterrata la proposizione del Critico: ed altro non si può per conseguenza conchiudere se non che l’ultimo Evangelista introdusse una nuova parola, ma esprimente l’idea comune, e ischiarò la materia, spiegando la generazione divina di G. Cristo contro l’oscura e scarsa setta degli Ebioniti, confusi a torto da Gibbon6 coi Nazareni, con quella esattezza, con cui gli altri

  1. Ad Colos. C. 1. v. 16.
  2. Ad Hebr. C. 1. v. 2.
  3. d. C. 1. v. 6.
  4. Ad Roman. C. 9. v. 3.
  5. d. C. 1. v. 8.
  6. I Nazareni per testimonianza di S. Girolamo: credebant in Christum Filium Dei. Ora secondo la semplicità di quei tempi, ed a norma del simbolo Apostolico il credere in Cristo Figlio di Dio era lo stesso che crederlo propriamente Dio, generato da Dio Padre. Perciò soggiunge S. Girolamo in quem et nos credimus. Vedi Lo Quien Diss. VII Damasc., e la solida confutazion di Freret del Ch. Padre Fassini Profess. di S. Scrittura in Pisa: De Apostolica Evangeliorum Origine n. 25 e 26 dove risponde al Mosemio citato da Gibbon.