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ghi del Timeo, lì è Figlio di Dio, del quale parla il filosofo Ateniese, generato dalla prima ed immutabile cagione1, figlio Unigenito, immagine di Dio, e Dio perfettissimo, perchè creduto da lui di una perfettissima somiglianza non colla sola eterna idea del sommo Fattore, ma col sommo Fattore medesimo. Di qui lo scherzo di Velleio Epicureo nel chiamare rotondo il Dio di Platone2. È poi ciò tanto vero, che Platone per prevenire l’obbiezione, che poteva farsegli contro la pretesa perfettissima somiglianza del Mondo con Dio, essendo questo sempiterno, e quello formato, soggiunge3 che siccome il solo prototipo Dio esiste da tutta l’eternità: così il Mondo è il solo ad essere stato, ad essere attualmente, e che sarà per tutto il tempo. Τό μέν γὰρ δὴ παρα. δειγμα πάντα αιωνα εδίν ον. ὸ δ’ αὺδιὰ τέλους τον απαντα χρονον γεγωνος (ουρα ος) τε και ῶν, καί εσομὲνος εδι μόνος. E poichè tuttavolta dopo la produzione del tempo mancava ancor qualche cosa al Mondo per essere somigliantissimo al suo esemplare Dio; questi al parer di Platone vi fece altrettante specie di animali, quante corrispondessero alle sue idee, essendo egli l’eterno animale. Aggiungete, che niuno degli antichi i più versati nelle opere di quel creduto Dio de’ filosofi vi ha ravvisato giammai che il Logos sia figlio vero di Dio, ed una persona da lui distinta. Non Cicerone, il quale chiamando la vera legge: mentem omnia ratione aut cogentis, aut vetantis Dei: e dicendola nata simul cum mente

  1. Tim. p. 1049.
  2. Cic. L. I. de Nat. Deor.
  3. P. 1052.