Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/135


131

se Liberio vinto dai travagli dell’esilio avesse condisceso a Costanzo a danno della causa del grande Atanasio, e della verità religiosa, ed a prezzo sì indegno avesse comprato il suo ritorno, avrebbe pur anche espiata con opportuna penitenza la propria colpa; e la prima e necessaria testimonianza di pentimento sarebbe stata una ritrattazione o dichiarazione del suo operato: ed il Sig. Gibbon istesso par che ne abbia veduta la necessità, come ancora la vide quell’impostore, che ci ha lasciato un frammento di una lettera comunicatoria sotto il nome di quel Pontefice diretta a S. Atanasio1. Ora il pentimento dei Vescovi ingannati a Rimini vien contestato da molti Autori contemporanei2; ma nè Sulpizio Severo, nè Socrate, nè Sozomeno, nè Teodoreto fanno menzione di quel di Liberio. Aggiungete, che questo Papa scrivendo ai Vescovi dell’Italia3 dopo il Concilio Riminese, dice che sebbene vi fossero alcuni di parere non esse parcendum his qui apud Ariminum ignorantes egerunt, ei però pensa diversamente, così esprimendosi: sed mihi, cui convenit omnia MODERATE perpendere, maxime cum et Egyptii omnes et Achivi hanc adunati sententiam receperint (secondo la correzione degli Editori Benedettini) visum est parcendum quidem his, de quibus supra tractavimus. Qui pone in veduta Liberio, che il Sovrano Pontefice debba essere moderato: qui egli sembra determinarsi pel perdono a contemplazio-

  1. Labbé T. 2. Conc. p. 655.
  2. Hieron. Dial. adv. Lucifer. Damas. presso Teodoret. L. 2. Hist. Eccl. c. 22. Lib. med. presso Socr. l. 4. Hist. XII.
  3. Nei Framm. di S. Ilario pag. 1357. Ediz. dei Mon. Benedet.