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cia, della Germania, e dell’Inghilterra per aver sostenuta con l’armi la civile e religiosa lor libertà contro la teoria e la pratica costante dei primi Cristiani, e che giudica lo stesso Giuliano tollerabil Teologo sebben sostenga che Cristo è uomo puro, e che la Trinità non è dottrina nè di Paolo, nè di Gesù, nè di Mosè. Chiederò solo al Sig. Gibbon primieramente, se Giuliano costantemente, o spesso almeno si rammentava di quella fondamental massima di Aristotele, che la vera virtù si trova in ugual distanza fra gli opposti vizi? Ora ei mi risponde, che l’indole di Giuliano era di rammentarsene rare volte. Dunque il trono di lui non era la sede della ragione e della virtù, ed il Sig. Gibbon si contraddice1. Domando a voi in secondo luogo, se l’ingiustizia, l’ingratitudine, la mala fede, la leggerezza di naturale siano ragionevoli e virtuose? Una simile domanda ecciterà forse le vostre risa, e forse il vostro sdegno. Incolpatene il Sig. Gibbon: egli è che mi obbliga a farvela. Imperciocchè se la giustizia medesima parve che piangesse il fato di Ursulo tesorier dell’Impero, ed il suo sangue accusò l’ingratitudine di Giuliano, di cui si erano opportunamente sollevate le angustie dall’intrepida liberalità di quell’onesto Ministro; se l’Imperatore stesso restò profondamente colpito dai propri rimorsi per un attentato, che Ammiano (L. XX.) chiama impurgabile, o conviene ammettere un’ingiustizia ed una ingratitudine ragionevole e virtuosa, o d’uopo è confessare, che il trono di Giuliano non fu la sede della ragione e della virtù. Si obbligò ancora Giuliano con una promessa, che avrebbe dovuto esser sem-

  1. Grot. L. I. c. 4. Bossuet Var. l. 10.