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dell'impero romano cap. xxv. | 103 |
della sua tribù nel personal congresso, che fu proposto dai Ministri di Valente. Ei persistè nella dichiarazione, che era impossibile per lui senza incorrere nella colpa di spergiuro, il porre mai piede sul territorio dell’Impero; ed è più che probabile che il riguardo, che aveva per la santità del giuramento, fosse confermato dai recenti e fatali esempi della Romana perfidia. Fu scelto il Danubio che separava i dominj delle due indipendenti nazioni, per luogo della conferenza. L’Imperator d’Oriente ed il Giudice dei Visigoti, accompagnati da un ugual numero di loro seguaci armati, s’avanzarono nei respettivi loro battelli fino alla metà del fiume. Dopo la ratifica del trattato e la consegna degli ostaggi, Valente tornò in trionfo a Costantinopoli, ed i Goti rimaser tranquilli circa sei anni, finchè a forza non furono spinti contro l’Impero Romano da un’innumerabile armata di Sciti, che sboccarono dalle gelate regioni del Norte1.
[A. D. 374] L’Imperator d’Occidente, che aveva lasciato al fratello il comando del basso Danubio, riservò immediatamente a se stesso la difesa delle Province Retiche e Illiriche, che per tante centinaia di miglia estendevansi lungo il maggior fiume dell’Europa. L’attiva politica di Valentiniano era continuamente occupata
- ↑ La guerra Gotica è descritta da Ammiano, (XXVII. 5) da Zosimo (l. IV. p. 211 214) e da Temistio (Orat. X. p. 129 141). L’oratore Temistio fu invitato dal Senato di Costantinopoli a congratularsi col vittorioso Imperatore; e la sua servile eloquenza paragona Valente sul Danubio ad Achille sullo Scamandro. Giornandes ha tralasciato una guerra particolare ai Visigoti, e non gloriosa pel nome Gotico. Mascou Istor. dei Germani VII. 3.