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dell'impero romano cap. xxv. | 101 |
trattato: e le virili esortazioni di Valentiniano incoraggiarono il timido suo fratello a vendicare l’insultata maestà dell’Impero1.
[A. D. 367-368-369] Un istorico di quel tempo celebra lo splendore e la grandezza di questa guerra Gotica2; ma l’evento di essa appena merita l’attenzione della posterità, qualora non voglia risguardarsi come un passo preliminare dell’imminente decadenza e rovina dell’Impero. In cambio di condurre le nazioni della Germania e della Scizia alle rive del Danubio, o anche alle porte di Costantinopoli, il vecchio Monarca dei Goti rassegnò al bravo Atanarico il pericolo e la gloria d’una guerra difensiva contro un nemico che maneggiava con debole destra le forze d’un grande stato. Fu eretto un ponte di barche sopra il Danubio; la presenza di Valente animava le sue truppe; e la sua ignoranza nell’arte della guerra veniva compensata in esso dalla personal bravura, e da una savia deferenza ai consigli di Vittore e d’Arinteo, suoi Generali di cavalleria e d’infanteria. Le operazioni della campagna regolate furono dalla loro abilità ed esperienza; ma fu loro impossibile di trarre i Visigoti dai forti posti delle montagne; e la devastazione delle pianure obbligò i Romani medesimi a ripassare il
- ↑ Valens enim, ut consulto placuerat fratri, cujus regebatur arbitrio, arma concussit in Gothos ratione justa permotus: Ammiano (XXVII. 4.) poi continua a descrivere non già il paese dei Goti, ma la pacifica ed obbediente provincia della Tracia, che non era attaccata dalla guerra.
- ↑ Eunap. in Excerpt. Leg. pag. 18 19. Bisogna che il Greco Sofista risguardasse come una medesima guerra tutta la serie dell’istoria Gotica, sino alle vittorie, ed alla pace di Teodosio.