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dell'impero romano cap xlvii. |
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stra1. Ma trasmisero la propria ostinazione ai successori: il trionfo dei Latini li vendicò della sconfitta che avevano sofferta, e cancellò l’obbrobrio dei tre Capitoli. Furono raffermati i Sinodi di Roma dal sesto Concilio generale tenuto a Costantinopoli nel palazzo, e sotto gli occhi d’un nuovo Costantino discendente d’Eraclio. [A. D. 680-681] La conversion del principe si trasse dietro quella del Pontefice di Bizanzio e del maggior numero dei Vescovi2; i dissidenti, dei quali era Capo Macario d’Antiochia furon condannati alle pene spirituali e temporali, sancite contro l’eresia; s’acconciò l’Oriente a ricevere lezione dall’Occidente, e fu in termini definitivi regolato il Simbolo della Fede, che insegna ai Cattolici di tutti i tempi, che la persona di Gesù Cristo univa in sè due volontà, o due energie, le quali operavano di accordo fra loro. Due Sacerdoti, un Diacono, e tre Vescovi rappresentarono la maestà del Papa, e del Sinodo romano; ma questi oscuri teologi dell’Italia non aveano nè soldati per sostenere le loro opinioni, nè tesori per comperare partigiani, nè eloquenza
- ↑ I mali di Martino e di Massimo son descritti con una semplicità patetica nelle lor lettere, e ne’ loro Atti originali. (Concil. t. VII, p. 63-68. Baron. Annal. eccles. A. D. 656 n. 2 et annos subsequent.) Il gastigo per altro della lor disubbidienza, εξορια e σωματος αικιςμος, l’esilio e i tormenti corporali, era minacciato nel tipo di Costanzo (Concil. t. VII, pag. 240).
- ↑ Eutichio (Annal. t. II, p. 368), malamente suppone, che i cento ventiquattro Vescovi del Sinodo romano si trasportassero a Costantinopoli; e aggiuntili ai cento sessant’otto Greci, viene così componendo di duecentonovantadue Padri il sesto Concilio ecumenico.