|
dell'impero romano cap xlvii. |
91 |
ma inutilmente; e fosse zelo, fosse timore, non si credettero lecito i Cattolici di dar indietro neppure in apparenza davanti un nemico astuto ed audace. Allora gli Ortodossi ch’erano dominanti, nuove formole inventarono, nuovi argomenti, e nuove interpretazioni: supposero in ciascheduna delle due Nature di Cristo un’energia propria e distinta: la differenza divenne impercettibile, quando confessarono essere invariabilmente la stessa tanto la volontà umana che la divina1. Si palesò la malattia coi sintomi ordinari; ma i Sacerdoti greci, quasi fossero già sazi dell’interminabil controversia sopra l’Incarnazione, diedero al principe ed al popolo eccellenti consigli. Si dichiararono Monoteliti (difensori d’una sola volontà); ma risguardarono per nuovo il vocabolo, e per superflua la quistione, e raccomandarono un religioso silenzio, siccome la cosa più conforme alla prudenza ed alla carità evangelica. [A. D. 648] In processo di tempo questa legge di silenzio venne statuita dall’Ectesi, o esposizione di Eraclio, e dal tipo o formolario della fede di Costanzo, suo nipote2; e i quattro Patriar-
- ↑ Vedi
la dottrina ortodossa in Petavio: (Dogmata Theolog. t. V, l. IX, c. 6-10, p. 433-447). Tutte le profondità di queste controversie si scontrano nel dialogo greco tra Massimo e Pirro (ad calcem, tom. VIII Annal. Baron. pag. 755-794); e di fatto questo dialogo era stato tenuto in una conferenza che originò una conversione di poca durata.
- ↑ Impiissimam Ecthesim... scelerosum typum (Concil. t. VII, pag. 366), diabolicae operationis genimina (forse germina, o altrimenti secondo la greca parola γενεματα, frutti, produzioni, dell’originale), Concil. pag. 363-364. Parole son queste del XVIII anatema. L’epistola di Martino ad A-