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dell'impero romano cap xlvii. 83

zim1; ma per la persecuzione di Giustiniano, non rimase loro che l’alternativa tra il Battesimo, o la ribellione; elessero l’ultimo partito: comparvero in armi sotto le bandiere d’un Capo disperato, e col sangue d’un popolo senza difesa, co’ suoi beni, co’ suoi templi pagarono i mali che avevano dovuto soffrire. Finalmente furono soggiogati dalle milizie dell’Oriente: se ne contarono di trucidati ventimila, altri ventimila furon venduti dagli Arabi agl’Infedeli della Persia e dell’India, e gli avanzi di questa sciagurata nazione meschiarono col peccato dell’ipocrisia il delitto della ribellione. Si è fatto il conto, che la guerra dei Samaritani costò la vita a centomila sudditi dell’impero2, e coperse di ceneri una provincia ubertosa che fu cangiata in un orrido deserto. Ma nel Simbolo di Giustiniano si potea senza taccia scannare i miscredenti, ed egli piamente adoperò il ferro ed il fuoco per rassodare l’unità della Fede cristiana3.

  1. Sichem, Neapoli, Naplous, ch’è la residenza antica e moderna dei Samaritani, giace in una valle fra lo sterile Ebal, il monte delle Maledizioni al Nort, e il fertile Garizim, o sia monte delle Maledizioni al Sud, distante da Gerusalemme dieci od undici ore di viaggio. Vedi Maundrel, (Journey from Aleppo etc. p. 59-63).
  2. Procopio (Anecdot. c. II); Teofane, (Chron. pag. 152), Giovanni Malala, (t. II, pag. 62). Mi ricordo d’aver letto questa osservazione mezzo filosofica, e mezzo superstiziosa, cioè che la provincia devastata dal fanatismo di Giustiniano fu quella stessa, per cui i Musulmani entrarono nell’impero.
  3. Le espressioni di Procopio sono notabili: ου γαρ οι εδοκει φονος ανθρωπον ειναι, ην γε μη της αυτου δοξην οι τελευ-