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dell'impero romano cap xlvii. 67

dei riformatori del sedicesimo secolo, che hanno abiurato la primazia del Pontefice romano. Il Concilio di Calcedonia trionfa sempre nelle chiese protestanti; ma non fermenta più il lievito della controversia; e i Cristiani più religiosi dei nostri giorni non sanno1 quel che si credono intorno al Mistero dell’Incarnazione, e poco si curano di saperlo.

[A. D. 451-482] Si palesarono in modo ben differente le disposizioni dei Greci e degli Egiziani sotto il regno ortodosso di Leone e di Marciano. Questi devoti Imperatori, colla forza dell’armi e degli editti, sostennero il Simbolo della lor Fede2; e cinquecento Vescovi dichiararono sulla lor coscienza e sull’onor loro, ch’era permesso di difendere anche cogli omicidii i decreti del Concilio calcedonese. Videro i Cattolici con piacere, che lo stesso Concilio era odioso ai Nestoriani, ed ai Monofisiti3; ma i Nesto-

  1. I Cristiani de’ nostri giorni prudentemente alieni da controversie, e da turbolenze, credano ciecamente alle parole del Credo, e della buona dottrina teologica, le quali esprimano misterii, ch’essi riveriscono senza correre il pericolo dei ragionamenti. (Nota di N. N.)
  2. Vedi nell’Appendice agli Atti di Calcedonia, la conferma di questo Sinodo fatta da Marciano, (Concil. t. IV, pag. 1781, 1783), le sue lettere ai monaci d’Alessandria (p. 1791), a quei del monte Sinai, (p. 1793), a quei di Gerusalemme e di Palestina (pag. 1798), le sue leggi contro gli Eutichiani (p. 1809, 1811, 1831), il carteggio di Leone coi Sinodi provinciali intorno la rivoluzion d’Alessandria. (p. 1835-1930).
  3. Fozio (o più veramente Eulogio d’Alessandria) in un bel passo della sua opera confessa, che par ben fondata questa doppia accusa contro Papa Leone e il suo Concilio di Calcedonia (Bibl. cod. CCXXV, p. 768). Facea egli una doppia