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dell'impero romano cap xlvii. 47

angoli della città d’Efeso. Quando gli stanchi Prelati uscirono della Chiesa della Madre di Dio, furono salutati come suoi difensori, e per tutta la notte ne fu tumultuariamente con illuminazioni e con canti celebrata la vittoria.

Ma nel quinto giorno, fu sconcertato questo trionfo dall’arrivo e dalla indignazione dei Vescovi d’Oriente. In una stanza dell’osteria, ov’era smontato Giovanni d’Antiochia, e prima d’avere, per così dire, scossa da’ calzari la polvere, diede egli udienza a Candidiano, ministro dell’Imperatore, il quale gli raccontò, come invano s’era adoperato a prevenire od impedire le violenze precipitose di San Cirillo. Con ugual precipitazione e violenza un Sinodo di Oriente1 spogliò San Cirillo e Mennone della dignità di Vescovi; dichiarò che i dodici anatemi racchiudevano il più sottile veleno dell’eresia degli Apollinaristi, e dipinse il Primate d’Alessandria come un mostro nato e nudrito a distruzion della Chiesa2. Remota ed inaccessibile era la sua sede, ma fu deciso di compartire immediatamente al popolo di

  1. Fu questo un Conciliabolo, e non un Concilio che non fu approvato dal Papa; colla distinzione di Concilio da Conciliabolo cessa ogni scandalo, ed ogni meraviglia; bisogna usare le distinzioni, il che sanno fare assai bene i teologi. (Nota di N. N.)
  2. Ο δε επ’ ολεθρω των εηκλεσιων τοχθεις και τραφεις, nato e cresciuto per la rovina delle Chiese. Dopo la coalizione di S. Giovanni e di S. Cirillo, furono le invettive reciprocamente dimenticate. Per vane declamazioni non conviene illudersi intorno all’opinione, che da rispettabili nemici può essere inspirata per riguardo al loro merito scambievole (Con. t. III, p. 1244).