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dell’impero romano cap. xlix |
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dai tre Ordini de’ quali componevasi la repubblica, cioè: i capitani, i valvassori1 e i comuni sotto la protezione d’una legislazion uguale per tutti. L’agricoltura e il commercio si ravvivarono a poco a poco; la presenza del pericolo sosteneva il carattere guerriero de’ Lombardi, ed al suono della campana, o al ventilare del vessillo2, sboccava dalle porte della città una schiera numerosa ed intrepida, il cui zelo patriottico si lasciò ben tosto guidare dalla scienza della guerra, e dalle regole della disciplina. L’orgoglio de’ Cesari ruppe contro questi baluardi popolari, e l’invincibile Genio della libertà trionfò dei due Federici, i due più gran principi del medio evo: il primo forse più grande per le geste militari, ma il secondo dotato senza dubbio di maggiori lumi e di virtù più grandi che convengono alla pace.
Vago di ravvivare tutto lo sfarzo della porpora, invase Federico I le repubbliche della Lombardia coll’arte d’un politico, col valore d’un soldato, e colla crudeltà d’un tiranno. Aveva la recente scoperta delle Pandette rinnovata una scienza molto favorevole al dispotismo; e alcuni giureconsulti venali dichiararono che l’Imperatore era assoluto padrone della vita e delle proprietà dei sudditi. La Dieta di Roncaglia riconobbe la regia prerogativa in un senso
- ↑ Vedi sopra questi titoli, Selden (Titles of Honour, vol. III, part. I, p. 488), Ducange (Glossar. latin., t. II, p. 140; t. VI, p. 776) e Saint-Marc (Abrégé chronologique, t. II, p. 179).
- ↑ I Lombardi inventarono il carocium, stendardo sopra un carro tirato da buoi. (Ducange, t. II, p. 194, 195; Muratori, Antiquit., t. II, Dissertat. 26, p. 489-493.)