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dell’impero romano cap. xlix 361

dai tre Ordini de’ quali componevasi la repubblica, cioè: i capitani, i valvassori1 e i comuni sotto la protezione d’una legislazion uguale per tutti. L’agricoltura e il commercio si ravvivarono a poco a poco; la presenza del pericolo sosteneva il carattere guerriero de’ Lombardi, ed al suono della campana, o al ventilare del vessillo2, sboccava dalle porte della città una schiera numerosa ed intrepida, il cui zelo patriottico si lasciò ben tosto guidare dalla scienza della guerra, e dalle regole della disciplina. L’orgoglio de’ Cesari ruppe contro questi baluardi popolari, e l’invincibile Genio della libertà trionfò dei due Federici, i due più gran principi del medio evo: il primo forse più grande per le geste militari, ma il secondo dotato senza dubbio di maggiori lumi e di virtù più grandi che convengono alla pace. Vago di ravvivare tutto lo sfarzo della porpora, invase Federico I le repubbliche della Lombardia coll’arte d’un politico, col valore d’un soldato, e colla crudeltà d’un tiranno. Aveva la recente scoperta delle Pandette rinnovata una scienza molto favorevole al dispotismo; e alcuni giureconsulti venali dichiararono che l’Imperatore era assoluto padrone della vita e delle proprietà dei sudditi. La Dieta di Roncaglia riconobbe la regia prerogativa in un senso

  1. Vedi sopra questi titoli, Selden (Titles of Honour, vol. III, part. I, p. 488), Ducange (Glossar. latin., t. II, p. 140; t. VI, p. 776) e Saint-Marc (Abrégé chronologique, t. II, p. 179).
  2. I Lombardi inventarono il carocium, stendardo sopra un carro tirato da buoi. (Ducange, t. II, p. 194, 195; Muratori, Antiquit., t. II, Dissertat. 26, p. 489-493.)