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358 | storia della decadenza |
guidava il popolo, e la vedova del console Crescenzio ebbe la consolazione di vendicare il marito dando il veleno all’Imperatore divenuto suo amante: almeno se ne dà il vanto a lei. Era intendimento di Ottone III abbandonare le aspre contrade del Settentrione per collocare il suo trono in Italia, e far rivivere le instituzioni della monarchia romana; ma i successori di lui non comparvero che una volta in tutta la lor vita sulle sponde del Tevere per ricevere la corona nel Vaticano1. La loro assenza li esponea al disprezzo, e la loro presenza era odiosa e formidabile. Discendeano dalle Alpi co’ loro Barbari, stranieri all’Italia, ove giungevano coll’armi in mano, e le loro passaggere comparse non offerivano che scene di tumulto e di strage2. I Romani, sempre tormentati da una debole memoria dei loro antenati, vedeano con pio sdegno quella serie di Sassoni, di Francesi, di principi di Svevia e di Boemia usurpare la porpora e le prerogative de’ Cesari.
[A. D. 774 1250] Non v’ha forse nulla di più contrario alla natura e alla ragione, che il tenere sotto il giogo paesi lontani e straniere nazioni contro lor voglia, e contro
- ↑ Si trovano alcune particolarità dell’incoronazione dell’Imperatore, e di qualche cerimonia del decimo secolo nel Panegirico di Berenger (Script. Ital. t. II, part. 1, p. 405-414), illustrato dalle note d’Adriano di Valois e di Leibnitz. Sigonio narrò in buon latino, ma con alcuni sbagli di data e di fatto, (l. VII, p. 441-446) tutto ciò che risguarda i viaggi di quegli Imperatori a Roma.
- ↑ In occasione d’una controversia sorta quando fu incoronato Corrado II, Muratori prende la libertà di notare che: Dovevano ben essere allora indisciplinati Barbari, e bestiali i Tedeschi. (Annal., t. VIII, p. 368.)