|
dell’impero romano cap. xlix |
345 |
monio con quell’ambiziosa principessa, che aveva abiurato tutti i doveri di madre. Non è possibile il congetturare quale sarebbe stata la qualità, la durata e le conseguenze di tal unione fra due Imperi così lontani ed estranei l’uno all’altro; ma dal silenzio concorde dei Latini si debbe argomentare che la nuova di questo trattato di matrimonio fosse inventata dai nimici d’Irene, per porle addosso il delitto d’aver voluto dar la Chiesa e lo Stato in balìa dei popoli dell’Occidente1. Gli ambasciatori di Francia furon testimoni della cospirazion di Niceforo e dell’odio nazionale, e per poco ebbero a divenirne le vittime. Fu irritata Costantinopoli dal tradimento e sacrilegio dell’antica Roma; e ogni bocca ripetea quel proverbio „che i Francesi eran buoni amici, e cattivi vicini„; ma doveasi temere di provocar un vicino che poteva esser tentato a rinnovare nella Chiesa di Santa Sofia la cerimonia della sua incoronazione. Dopo un viaggio disastroso, lunghi andirivieni, e molti indugi gli ambasciatori di Niceforo trovarono Carlomagno nel suo campo sulle sponde della Saal; il quale per confondere la lor vanità dispiegò in un villaggio di Franconia tutta la pompa, o per lo meno tutto il fasto della reggia Bizantina2. Passarono i Greci per quattro sale d’udien-
- ↑ Teofane parla dell’incoronazione e dell’unzione di Carlo Καρουλλος (Chronograph. p. 399), e del suo trattato di matrimonio con Irene (p. 102) ignoto ai Latini. Il Signor Gaillard riporta i negoziati di questo principe coll’Impero greco (t. II, p. 446-468).
- ↑ Osserva benissimo il Signor Gaillard, che quest’apparato non era che una specie di farsa da fanciulli, ma che per altro era fatta al cospetto e in grazia di fanciulli grandi.