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pretensioni o del merito de’ candidati, e per dare al più docile o al più liberale l’imperial dignità di avvocato della Chiesa romana. Non s’incontra più nei miserabili avanzi della grande stirpe Carlovingia la menoma apparenza di virtù o di potere, e solo dai ridicoli soprannomi di Calvo, di Balbo, di Grosso, di Semplice sono caratterizzati i tratti nobili ed uniformi di questa folla di Re, tutti ugualmente degni dell’obblivione. L’estinzione dei rami materni trasmise l’intera eredità a Carlo il Grosso, ultimo Imperatore della sua famiglia: dalla debolezza del suo ingegno derivò la diffalta della Germania, dell’Italia e della Francia: fu deposto in una Dieta e ridotto a mendicare il pane giornaliero da’ ribelli, il disprezzo de’ quali gli avea lasciata la libertà e la vita. [A. D. 888] I Governatori, i Vescovi ed i Signori, ciascheduno secondo le sue forze, usurparono qualche frammento dell’Impero che andava in ruina; si usò qualche preferenza a coloro, che per parte di donne o di bastardi discendeano da Carlomagno. Erano ugualmente incerti il titolo e il possesso della maggior parte di questi competitori, e il loro merito pareva adeguato alla poca estensione de’ loro dominii. Quelli che poterono comparire con un esercito davanti alle porte di Roma furono coronati Imperatori nel Vaticano; ma fu paga il più delle volte la loro modestia del solo titolo di Re d’Italia; e si può considerare come un interregno lo spazio di settantaquattr’anni trascorsi dall’abdicazione di Carlo il Grosso, sino all’esaltamento di Ottone I.

[A. D. 896] Ottone1 apparteneva al nobile lignaggio dei

  1. Era figlio d’Ottone, figlio di Lodolfo, a favore del