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dell’impero romano cap. xlix 309

Silvestro, Vescovo di Roma, guarito dalla lebbra, e purificato nell’acque battesimali il primo degl’Imperatori cristiani, nè medico alcuno fu mai tanto ricompensato. Erasi il neofito reale allontanato dalla residenza e dal patrimonio di San Pietro: aveva dichiarato la sua risoluzione di fondare una nuova capitale in Oriente, e aveva abbandonata ai Papi l’intiera e perpetua sovranità di Roma, dell’Italia e delle province dell’Occidente1. Produsse una tale finzione gli effetti i più vantaggiosi. Furono i principi Greci convinti d’usurpazione, e la ribellione di Gregorio2 non fu più considerata che come l’atto, mercè del quale rientrava ne’ suoi diritti ad una eredità, che

    t. III, part. II, p. 195). Pagi (Critica, A. D. 324, num. 16) li attribuisce ad un impostore dell’ottavo secolo, che prese il nome di Sant’Isidoro. Il suo umile titolo di peccator fu cangiato per ignoranza, ma acconciamente, in quello di mercator. Ebbero in fatti quegli scritti supposti uno spaccio felice, e pochi fogli di carta furono pagati con tante ricchezze e tanto potere.

  1. Fabricio (Bibl. graec., t. VI, p. 4-7) ha accennato le varie edizioni di quest’Atto in greco e in latino. Sembra che la copia riferita da Lorenzo Valla, e da lui medesimo rigettata, sia stata fatta sugli Atti supposti di San Silvestro, o sul decreto di Graziano, al quale, secondo lui ed altri scrittori, fu aggiunta di soppiatto.
  2. Non può chiamarsi ribellione la forte opposizione di Gregorio II in Italia all’Iconoclastia dell’Imperatore Leone; se poi per questa i popoli d’Italia, avvertiti da Gregorio dell’errore, si sollevarono, si ribellarono, ciò fu un effetto di quella, giacchè quei popoli volevano le Immagini, e non una ribellione di Gregorio, che fu invano anche accusato da’ malevoli d’aver impedito l’esazione di una gravezza. Gregorio, ch’era allora suddito dell’Imperatore, conosceva i doveri della suddittanza. (Nota di N. N.)