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dell’impero romano cap. xlix 307

vale pericoloso1: sdegnarono i Nobili e il popolo il giogo d’un prete; e in mezzo ai disordini di quei tempi non poterono i Pontefici di Roma ritenere che la memoria d’un’antica pretensione, che in una epoca più favorevole rinnovarono con prospero evento.

La frode è l’arme della debolezza e dell’astuzia, e Barbari possenti, ma ignoranti, caddero ben spesso nei lacci della politica sacerdotale. Erano il Vaticano e il palazzo2 di Laterano un arsenale ed una manifattura, che secondo le occasioni produ-

  1. I Papi si lamentavano spesso delle usurpazioni di Leone di Ravenna (Codex Carol., epist. 51, 52, 53, p. 200-205). Si corpus S. Andreae, fratris Germani S. Petri, hic humasset, nequequam nos romani pontifices sic subjugassent (Agnellus, Liber pontificalis, in Script. rerum ital., t. II, part. I, p. 107).
  2. La occultazione, o fabbricazione di documenti si fece per altro per promuovere ed aggrandire la signoria temporale de’ Papi, e non nelle cose intrinseche alla religione; e poi anche non consta ch’essi espressamente abbiano dato cotal ordine; ciò avvenne per opera dei loro ministri, zelanti di promuoverne la potestà temporale, e la sovranità. Non può negarsi la falsità della donazione di Costantino: se ne ignora l’autore: tutti gli eruditi anche cattolici lo confessano; (Vedi anche Petrus de Marca Archiep. Paris, De ficta donatione Constantini.) La falsità delle lettere decretali de’ primi Papi fino a Siricio comparve verso la metà del secolo nono, fu riconosciuta per ragioni evidenti da tutti i critici ed eruditi non molto dopo il Concilio di Trento: lo stesso Cardinal Baronio (annali an. 865) e lo stesso Cardinal Bellarmino (de Rom. Pontifice l. 2.) non la negano. Quello che la distese fu un certo Vescovo Isidoro Mercatore (Hincmaro Opuu) aiutato da un monaco: vennero di Spagna, e per opera di Riculfo, Vescovo di Magonza, divotissimo de’ Papi, furono divulgate ed acquistaro-