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dell’impero romano cap. xlix | 293 |
un tale servigio, e i Lombardi si ricordarono di tale ingiuria. Formarono le due nazioni, nimiche per la lor Fede, un’alleanza pericolosa e poco naturale; marciarono il Re e l’Esarca al conquisto di Spoleti e di Roma: si dissipò la tempesta senz’alcun effetto; ma il politico Luitprando continuò a tenere l’Italia agitata da perpetue alternative di tregue e d’ostilità. Astolfo, successore di lui, si dichiarò ad un tempo nimico dell’Imperatore e del Papa. Fu soggiogata Ravenna dalla forza o dal tradimento1, e questa conquista troncò la serie degli Esarchi, i quali, dall’epoca di Giustiniano e dalla ruina del regno dei Goti in poi, aveano esercitato in quel paese una specie di potere dependente. Fu ingiunto a Roma di riconoscere per suo legittimo sovrano il Lombardo vittorioso; si fissò la taglia di ciascun cittadino ad un annuo tributo d’un pezzo d’oro; la spada sospesa sul loro capo era pronta a punire le disobbedienze. Esitarono i Romani; supplicarono, si dolsero, e l’effetto delle minacce dei Barbari fu impedito dalle lagrime e dai negoziati, fino a tanto che il Papa seppe procurarsi al di là delle Alpi un alleato e un vendicatore2.
- ↑ Quest’incertezza è fondata sulle varie lezioni del manoscritto d’Anastasio: leggesi nell’una deceperat e nell’altra decerpserat (Scriptor. Ital., tom. III, part. I, p. 167).
- ↑ Il Codex Carolinus è una raccolta di lettere dei Papi a Carlo Martello (ch’essi chiamarono Subregulus), a Pipino e a Carlomagno; giungono fino all’anno 791, epoca in cui l’ultimo di que’ principi le unì insieme. Il manoscritto originale
ripresa di Ravenna; ma non possono i nostri cronologisti Pagi e Muratori ec., accertare nè l’epoca di questo avvenimento, nè le circostanze che l’accompagnarono.