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ne di ricever vostri fogli regii, sottoscritti con inchiostro di porpora, e di vostra propria mano: erano questi fogli per noi sacri pegni del vostro attaccamento alla Fede ortodossa dei nostri avi. Che cangiamento deplorabile! che orribile scandolo! Voi accusate ora i cattolici d’idolatria, e con tale accusa non fate che smascherare la vostra empietà ed ignoranza. Siamo costretti a proporzionare a siffatta ignoranza la rozzezza del nostro stile, e la materialità degli argomenti. Bastano a confondervi i primi elementi delle sante lettere; e se entrando in una scuola di grammatica, vi dichiaraste nimico del nostro culto, irritereste la semplicità e la pietà degli scolari a tale, che vi gitterebbero in faccia il loro alfabeto„. Dopo quest’esordio decente, tenta il Papa di stabilire l’ordinaria distinzione tra gl’Idoli dell’antichità, e le Immagini del cristianesimo. „Sono gli Idoli, dic’egli, figure immaginarie di fantasmi o diavoli, in un tempo che il vero Dio non avea manifestata la sua persona sotto forma visibile; le Immagini sono le vere forme di Gesù Cristo, di sua Madre, e dei suoi Santi, che con tanti miracoli provarono l’innocenza e il merito di questo culto relativo„. Bisogna veramente ch’egli siasi fidato nell’ignoranza di Leone per sostenere, che dai tempi degli Apostoli furono le Immagini sempre in onore, e che colla loro presenza santificarono i sei Concilii della Chiesa cattolica. Deduce dal possedimento momentaneo e dalla pratica attuale un argomento più specioso; pretende, che l’armonia del Mondo cristiano renda inutile un Concilio generale; ed ha la franchezza di confessare che non possono quelle assemblee esser utili che regnante un principe ortodosso. Volgendosi quindi