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io sarei quasi per credere, che un gran numero di Prelati sagrificò in tale occasione, a idee di speranza o di timore, le opinioni della loro coscienza. Durante questa lunga notte di superstizione, eransi i cristiani allontanati dalla semplicità dell’Evangelo, e non era agevole per essi il seguire il filo, e discernere gli andirivieni del labirinto. Era il culto delle Immagini, nella mente d’un devoto, indivisibilmente unito alla Croce, alla Vergine, ai Santi e alle loro reliquie. I miracoli e le visioni stendevano una caligine sopra la base di quel sacro edificio, e le abitudini della obbedienza e della Fede aveano sopite le due potenze dello spirito, la curiosità e lo scetticismo. Costantino istesso è accusato di dubbio, di miscredenza od anche di alcune regie facezie sopra i Misteri dei cattolici1; ma erano questi Misteri ben fondati nel Simbolo pubblico e privato de’ suoi Vescovi; e il più audace Iconoclasta non avrà potuto, che con interno orrore, assalire i monumenti della superstizion popolare consegrati alla gloria dei Santi, ch’ei teneva

    punto spiegavano, e fissavano i dogmi, furono liberi nelle loro decisioni. Se, per esempio nei quattro primi Concilii generali, che spiegarono, e fissarono i fondamenti dogmatici, vi assistettero gli Imperatori, o i loro ministri, e consiglieri, se vi furono ufficiali di Polizia e soldatesche, ciò fu solamente per tener il buon’ordine ed impedire i disordini delle contese. (Nota di N. N.).

  1. Si accusa Costantino d’avere proscritto il titolo di Santo, d’aver chiamata la Vergine Maria madre di Gesù Cristo, d’averla paragonata, dopo il parto, ad una borsa vuota; si accusa di più d’arianismo, di nestorianismo, ec. Spanheim, che lo difende (c. 4, p. 207), è alquanto imbrogliato tra gl’interessi d’un protestante, e i doveri d’un teologo ortodosso.