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268 storia della decadenza

le invettive irritarono lo stesso Leone. Fu accusato da’ suoi medesimi partigiani di non adempiere i propri doveri; gli proposero essi a modello il Re giudeo che aveva infranto il serpente di rame. Comandò con un secondo editto non solo l’abolizione, ma la distruzione dei quadri religiosi. Furono Costantinopoli e le province purificate d’ogni sorta d’idolatria: furono distrutte le Immagini di Gesù Cristo, della Madre di Dio e dei Santi, e si copersero le mura degli edificii con un semplice strato di gesso. Venne la Setta degl’Iconoclasti spalleggiata dallo zelo e dal potere dispotico di sei Imperatori, e per cento vent’anni risuonarono l’Oriente e l’Occidente di quella disputa strepitosa. [A. D. 754] Voleva Leone l’Isaurico fare della proscrizion delle Immagini un articolo di Fede sancito dall’autorità d’un Concilio generale; ma questo Concilio non fu convocato che sotto il regno di Costantino, suo figlio, e benchè l’abbia il fanatismo della Setta trionfante rappresentato come un’adunanza d’imbecilli e d’atei1, ciò che abbiamo de’ suoi Atti in vari frammenti mutilati palesa alcuni sintomi di ragione e di pietà. Aveano le discussioni e i decreti di più Sinodi provinciali cagionato quel

  1. Come si raccoglie da questi fiori di rettorica Συνοδον παραμον και αθεον Sinodo empio ed ateo, si trattarono i Vescovi da τοις ματαιοφροσιν vanagloriosi. Damasceno chiama questo Concilio ακυρος και αδεκτος, non autorevole e non ammesso. (Opera, t. I, p. 623) Fece Spanheim con pari ingegno e sincerità l’apologia del Concilio di Costantinopoli (p. 171, ee.); ne trasse i materiali dagli Atti del Concilio di Nicea (p. 1046, etc.) L’arguto Giovanni di Damasco, dice επισκωτους tenebrosi in vece di επισκοπους Vescovi, e dà ai Vescovi il nome di κοιλιοδουλους schiavi del loro ventre, ec. (Opera, t. 1, p. 306.).