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dell'impero romano cap xlviii. | 241 |
lontà dell’Imperatore, senza dimandare nessuna prova, e senz’ammettere alcuna difesa, condannarono la vedova di Manuele, e lo sgraziato suo figlio ne segnò la sentenza di morte. Maria fu strozzata; si gittò il suo corpo in mare, e se ne bruttò la memoria nel modo che offende più d’ogni altra cosa la vanità delle donne, disfigurandone la bellezza in una caricatura deforme. Il supplicio di suo figlio non fu lungo tempo differito; fu strangolato colla corda d’un arco. Sordo Andronico alla pietà e ai rimorsi, esaminato il corpo di quell’innocente giovinetto, lo calpestò villanamente, esclamando: „Tuo padre era un birbante, tua madre una prostituta, e tu eri uno stolido.„
Fu lo scettro di Bizanzio la ricompensa dei delitti d’Andronico; lo tenne tre anni e mezzo in circa, fosse in qualità di protettore, o di sovrano dell’Impero. Fu il suo regime un miscuglio singolare di vizi e di virtù. Quando seguiva le passioni, era il flagello del popolo, quando consultava la ragione, n’era il padre. Mostravasi giusto e rigoroso nell’esercizio della giustizia privata: abolì una vergognosa e funesta venalità, e siccome aveva abbastanza discernimento per far buone scelte, e abbastanza fermezza per punire i colpevoli, così innalzaronsi alle dignità persone di merito; distrusse l’uso inumano di spogliare gl’infelici naufraghi, e d’impadronirsi perfino della loro persona: le province oppresse da tanto tempo, o neglette, si ravvivarono in seno dell’abbondanza e della prosperità; ma mentre milioni di uomini, lontani dalla capitale, decantavano la felicità del suo regno, i testimoni delle sue barbarie giornaliere lo maledicevano. Mario e Tiberio hanno pur