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storia della decadenza |
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Anchiala, città della Tracia, da un amico coraggioso fu provveduto di cavalli e di denaro. Passò il fiume, attraversò in gran fretta il deserto della Moldavia e i monti Carpazii, ed era già presso Haliz, città della Russia polacca, quando fu arrestato da una banda di Valacchi, i quali decisero di condurre questo ragguardevole prigioniero a Costantinopoli. La sua accortezza lo liberò da questo nuovo rischio; col pretesto d’un incomodo, smontò nella notte da cavallo, e ottenne il permesso di ritirarsi in qualche distanza dalla soldatesca. Allora conficcato in terra il suo lungo bastone, lo coperse col suo cappello e con parte de’ suoi abiti; si cacciò nel bosco, e ingannati così con quel fantoccio i Valacchi, ebbe agio di rifuggirsi in Haliz. Quivi fu ben ricevuto e guidato a Chiovia, ove resedeva il Gran Duca. Il bravo Greco non tardò a guadagnarsi la stima e la confidenza di Jeroslao; sapeva uniformarsi alle usanze di tutti i paesi, e fece stupire i Barbari colla forza e l’ardimento, che usava in caccia d’orsi e d’alci della foresta. Durante il suo soggiorno in quella contrada settentrionale meritò il perdono dell’Imperatore, che sollecitava il principe delle Russie a unir le sue armi con quelle dell’Impero per far un’invasione nell’Ungaria. I valevoli maneggi d’Andronico giovarono al buon esito di questo rilevante negoziato, e l’Imperatore, a cui promettea fedeltà, s’obbligò con un trattato particolare a porre in dimenticanza il passato. Andronico marciò condottiero della cavalleria russa dal Boristene alle sponde del Danubio. Nonostante il risentimento antico, Manuele avea sempre conservato una certa inclinazione per l’indole marziale e dissoluta d’Andronico; e l’assalto di Zemlin, ove que-