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storia della decadenza |
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meni. Ritornando al campo imperiale, che stava in Macedonia, fu accolto pubblicamente da Manuele con sembiante di benevolenza, ma con qualche rimprovero in privato. Nondimeno per ricompensare, o consolare il Generale sventurato gli diede l’Imperatore i Ducati di Naisso, Braniseba e Castoria. La sua amante lo accompagnava da per tutto; un giorno, i fratelli di questa, accesi di furore, e bramosi di lavar nel sangue di lui la lor vergogna, piombarono improvvisi sulla sua tenda; Eudossia lo consigliò di vestirsi da donna, e di scampare in tal modo. Il prode Andronico non volle seguirne l’avviso, e balzato dal letto, si aperse colla spada in mano la via in mezzo ai suoi numerosi assassini. In quell’occasione manifestò per la prima volta e ingratitudine e perfidia. Intavolò un indegno negoziato col Re d’Ungaria, e coll’Imperator d’Alemagna; s’accostò alla tenda dell’Imperatore, armato di spada in un’ora sospetta; fingendosi un soldato latino, confessò che volea vendicarsi d’un nemico mortale, e fu sì imprudente che lodò la velocità del suo cavallo, mercè del quale, egli dicea, sperava di escire sano e salvo di tutti i rischii della sua vita. Manuele dissimulò i sospetti, ma terminata che fu la campagna, fece arrestare Andronico, e lo chiuse in una torre del palazzo di Costantinopoli. Questa prigionia durò più di dodici anni, nel qual tempo pel bisogno d’esercizio e per la smania di divertirsi, non fece che cercar la via di fuggire a sì penosa cattività. Finalmente, stando così solo e pensieroso, scoperse un giorno in un angolo della sua camera qualche mattone rotto; a poco a poco potè aprire un passaggio, e trovò dietro del luogo uno