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186 | storia della decadenza |
coprivano di abiti ecclesiastici; maneggiavano e profanavano i vasi sacri, e a rallegrare i lor baccanali amministravano la Santa Comunione con un ributtante miscuglio d’aceto e di senapa. Nè già si teneano ascose queste empietà ai pubblici sguardi; in un giorno di gran festa, l’Imperatore, i suoi vescovi e i suoi buffoni correndo per le vie, montati sopra giumenti, incontrarono il vero Patriarca, seguìto dal suo Clero, e con grida licenziose, e lazzi osceni sconcertarono la gravità di quella processione cristiana. Non mai uniformossi Michele alle pratiche della devozione, se non che per oltraggiare la ragione e la verace pietà; raccogliea da una statua della Vergine le corone teatrali, e violò la tomba imperiale di Costantino, l’Iconoclasta, pel piacere di arderne le ossa. Questo contegno stravagante lo rendette tanto spregevole, quanto era odioso. Ogni cittadino desiderava ardentemente la liberazione della patria, e i suoi favoriti medesimi temevano, non un suo capriccio li privasse di ciò, che dono era d’un capriccio. Nell’età di trent’anni, e in grembo all’ebbrezza ed al sonno, Michele III fu assassinato nel suo letto dal fondatore d’una nuova dinastia, al quale egli aveva conferito un grado e un potere uguale al suo proprio.
[A. D. 867] La genealogia di Basilio il Macedone, se pure non fu inventata dall’orgoglio e dall’adulazione, fa ben palese a quali rivoluzioni sieno esposte le più illustri famiglie. Gli Arsacidi, rivali di Roma, avevan data la legge in Oriente quasi per quattro secoli; continuò un ramo cadetto di quei Re Parti a regnare in Armenia, e poi sopravvisse alla divisione ed alla servitù di quell’antica monarchia. Due di que’ principi, Artabano e Cliene, si rifuggirono o si ritirarono alla