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176 | storia della decadenza |
moglie, godè per trentadue anni e più le consolazioni della solitudine e della religione.
Abbiamo già detto, che ai tempi che regnava Niceforo, un ribelle, il celebre e sciagurato Bardane, ebbe vaghezza di consultare un Profeta asiatico, il quale, dopo avergli annunciata la caduta del tiranno, gli presagi la fortuna, che avrebbero un giorno Leone l’Armeno, Michele di Frigia e Tommaso di Cappadocia, tre suoi officiali primarii. La profezia lo informò inoltre, per quel che si asserisce, che i due primi regnerebbero un dopo l’altro, e che il terzo farebbe un’impresa infruttuosa, che gli sarebbe funesta. L’avvenimento avverò, o piuttosto originò questa predizione. Dopo dieci anni, quando le milizie della Tracia deposero il marito di Procopia, venne offerta la corona a Leone, primo per grado nell’esercito, e segreto autore della sommossa. Come fingeva egli d’esitare, il suo collega Michele gli disse: „Questa spada, che ti schiuderà le porte di Costantinopoli, e che ti sottometterà la capitale, te la immergerò nel seno, se tu ti opponi alle giuste brame de’ tuoi commilitoni„. Assentì l’Armeno ad accettare la porpora, e regnò sette anni e mezzo col nome di Leon V. Educato nei campi, e ignaro di leggi e di lettere, introdusse nel governo civile il rigore, ed anche la crudezza della disciplina militare; ma se la sua severità fu talvolta pericolosa per gl’innocenti, almeno fu sempre terribile pei colpevoli. Colla sua incostanza in ordine alla religione, si meritò l’epiteto di Camaleonte, ma i Cattolici, per bocca d’un santo confessore, hanno riconosciuto, che la vita dell’Iconoclasta fu utile allo Stato.