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dell'impero romano cap xlviii. 163

ziosi tutti i suoi sudditi, e che ogni ambizioso secretamente gli era nemico. In mezzo al rumor della festa, alcuni arditi cospiratori penetrarono nelle sue stanze, sorpresero nel sonno il monarca, lo legarono, gli cavarono gli occhi, e gli tolsero la corona prima ch’egli si accorgesse della grandezza del suo pericolo; ma i traditori non approfittarono del lor delitto; dalla scelta del senato e del popolo fu conferita la porpora ad Artemio, che presso l’Imperatore deposto avea l’impiego di segretario. Il quale prese il nome d’Anastasio II, e nel breve suo regno, pieno di turbolenze, dimostrò tanto in pace che in guerra le virtù che convengono ad un sovrano. Ma coll’estinzione della linea imperiale s’era già rotto il freno dell’obbedienza, ed in ogni esaltazione al trono pullulavano i semi d’un nuovo sconvolgimento politico. In una sollevazione dell’armata navale, un abbietto ufficiale del fisco fu vestito della porpora a suo malgrado. Dopo alcuni mesi di guerra marittima, Anastasio abdicò la corona, e Teodosio III, suo vincitore, si sottomise ancor esso alla prevalenza di Leone, Generale degli eserciti d’Oriente. Fu permesso ad Anastasio e a Teodosio l’abbracciare lo stato ecclesiastico; l’ardente veemenza del primo lo condusse ad avventurare ed a perder la vita in una cospirazione; onorati e tranquilli furon gli ultimi giorni del secondo. Sulla sua tomba non fu scolpita che questa parola „Salute„, iscrizione d’una sublime semplicità, che esprime la fiducia della filosofia, o della religione, e il popolo d’Efeso conservò lungo tempo la memoria de’ suoi miracoli. Gli esempi offerti dalla Chiesa poterono dare qualche volta utili lezioni di clemenza ai Principi; ma non è poi certo,