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152 | storia della decadenza |
stantino; ma la severa giustizia dei Padri Coscritti fu contaminata da una crudeltà che confuse l’innocente col reo. [A. D. 641] Martina ed Eracleone furono condannati ad avere l’una la lingua tagliata, e l’altro il naso; e dopo questa barbara esecuzione chiusero entrambi il rimanente de’ loro giorni nell’esilio e nell’obblivione; e quei Greci, ch’erano capaci di qualche riflessione dovettero in certo modo consolarsi della servitù, osservando sin dove può trascorrere l’abuso del potere, posto per un istante nelle mani dell’aristocrazia.
Quando si legge il discorso pronunciato da Costanzo II in età di dodici anni davanti il Senato bizantino, pare che siamo tornati indietro cinque secoli ai tempi degli Antonini. Dopo avergli renduto grazie della pena giustamente data agli assassini, che rapite aveano alla nazione le belle speranze del regno di suo padre, soggiunse il giovine principe: „La divina provvidenza, e il vostro saggio decreto hanno balzata dal soglio Martina, e la sua incestuosa progenie. La vostra maestà, la vostra sapienza hanno impedito che l’Impero romano degeneri in una tirannide, che non conosca più leggi. Io vi domando istantemente, e vi esorto di consacrare al ben pubblico i consigli, e la prudenza vostra„. Questo linguaggio officioso, accompagnato da grandi liberalità soddisfece molto i Senatori; ma non eran degni i venali Greci d’una libertà, che non sapeano apprezzare abbastanza, e i pregiudizi del tempo, l’abitudine al dispotismo cancellaron ben presto dalla memoria del nuovo Imperatore una lezione, che l’aveva occupato per pochi momenti. Non gli rimase che un timore, un’inquietudine, che mai qualche giorno il senato o il popolo invadesse il diritto di