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Non così tosto si mostrò Martina per la prima volta sul trono, col titolo e co’ privilegi di regnante, che trovò una forte, benchè rispettosa opposizione; e dai pregiudizi superstiziosi si videro risplendere le ultime faville della libertà. [A. D. 641] „Noi veneriamo la madre de’ nostri principi, esclamò un cittadino; ma questi principi sono i soli, cui dobbiamo obbedire, e Costantino, il primogenito de’ nostri due Imperatori è in un’età da sostenere il peso della corona. La natura ha escluso il tuo sesso dalle cure del governo. Se i Barbari s’accostassero alla città reale, sia in figura di nemici, sia con intenzioni pacifiche, potresti tu combatterli, sapresti tu rispondere? I Persiani stessi, che pur sono schiavi, non potrebbero sofferire il governo d’una donna. Preservi il cielo per sempre la Repubblica romana da un avvenimento che sarebbe il disdoro della nazione „! Martina, tutta sdegnata, discese dal trono, e si ritirò nell’appartamento della Corte, abitato dalle donne. Centotre giorni durò il regno di Costantino III. Finì nell’età di trent’anni una vita che non era stata che una malattia continua; la sua morte prematura fu per altro attribuita alla suocera, la quale, fu voce, impiegasse il veleno. Di fatto ella raccolse i frutti di questa morte, e insignorissi del governo in nome d’Eraclio; il popolo, che sospettava di costei rivolse le sue sollecitudini alla conservazione dei due orfani, lasciati da Costantino. Invano il figlio di Martina, nell’età di quindici soli anni, ammaestrato dalla madre dichiarò, che sarebbe il tutore de’ suoi nipoti, uno de’ quali era stato da lui tenuto al Sacro Fonte; in vano giurò sulla vera Croce,