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dell'impero romano cap xlviii. | 145 |
noi dobbiamo le fonti e le conseguenze del digradamento e della caduta dell’Impero Orientale. Nè già questo disegno diverso, nè la ricchezza e varietà dei materiali nuocono all’unità del pensiero, e della composizione; come il Musulmano di Fez o di Delhi nelle sue orazioni volge sempre la mente al tempio della Mecca, così l’occhio dello storico non perderà mai di vista Costantinopoli. La linea, ch’egli trascorrerà, dee passar necessariamente pei deserti dell’Arabia e della Tartaria; ma il circolo che farà da prima, sarà definitivamente ristretto fra i confini sempre decrescenti dell’Impero romano.
Ecco dunque in qual modo ho distribuito quest’opera negli ultimi volumi. Nel primo dei capitoli seguenti presenterò la serie regolare degl’Imperatori che regnarono in Costantinopoli, in un periodo di sei secoli, dai tempi d’Eraclio sino al conquisto dei Latini; breve sarà la narrazione, ma dichiaro qui in generale che non si scosterà nè dall’ordine, nè dal testo degli storici originali. Mi contenterò in questa introduzione a far un cenno delle rivoluzioni del trono, della successione delle famiglie, dell’indole personale dei principi greci, del lor modo di vivere, e della lor morto, delle massime e dell’influenza che aveva sulli spiriti la loro amministrazione, e come e quanto abbia contribuito il loro regno ad accelerare, o a sospendere il tracollo dell’Impero d’Oriente. Questo quadro cronologico darà luce ai capitoli che verranno da poi, e i particolari fatti della grande storia dei Barbari si collocheranno da sè stessi al sito che lor compete negli annali di Bizanzio. Materia di due capitoli separati saranno gli affari interni dell’Impero, e la pericolosa eresia dei