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144 | storia della decadenza |
da deboli barlumi di luce storica: da Maurizio ad Alessio, Basilio il Macedone è l’unico principe che colla sua vita abbia somministrato argomento d’un’opera separata, nè giova l’autorità mal certa di compilatori più moderni per supplire al difetto, alla perdita, o all’imperfezione degli autori contemporanei. Non possiamo lagnarci di penuria nei quattro ultimi secoli; la musa dell’istoria rivisse a Costantinopoli nella famiglia dei Comneni; ma si presenta coperta di belletti, e cammina senza garbo e senza disinvoltura. La folla di preti e di cortigiani ci trascinano gli uni dietro agli altri per la via segnata dalla servitù e dalla superstizione: sono di vista corta, di scarso o depravato giudizio, e si finisce un libro pieno d’un’abbondanza sterile senza conoscere le cagioni dei fatti, il carattere degli attori, o i costumi del secolo, che da loro è lodato, o accusato. Si osservò che la penna d’un guerriero pigliava vigore dalla sua spada, e questa riflessione può benissimo applicarsi ad un popolo, poichè, come vedremo, il trono dell’istoria s’alza o s’abbassa a seconda del vigore del tempo in cui è scritta.
Per queste considerazioni avrei volentieri abbandonato gli schiavi greci, e i loro scrittori servili, se la sorte della monarchia di Bizanzio non fosse in modo passivo legata colle rivoluzioni le più strepitose e rilevanti, che abbiano mai cangiata la faccia del Mondo. Mentre perdea qualche provincia vi si piantavano nuove colonie, e nuovi reami: le nazioni vittoriose vestivano quelle virtù efficaci di guerra o di pace, delle quali i vinti s’erano spogliati; e nell’origine appunto, e nelle conquiste, nella religione, e nel governo di que’ popoli nuovi investigar