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storia della decadenza |
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la celeste penna dell’ultimo e del più sublime fra gli Evangelisti1. La rivelazione Cristiana, che fu consumata sotto il regno di Nerva, scuoprì al Mondo il sorprendente segreto, che il Logos, ch’era con Dio fin dal principio, ed era Dio, che aveva fatto tutte le cose; e per cui tutte le cose erano state fatte, s’era incarnato nella persona di Gesù di Nazaret, che era nato da una Vergine, e morto sulla croce. Oltre il general disegno di stabilire sopra una perpetua base gli onori divini di Cristo, i più antichi e rispettabili Scrittori Ecclesiastici hanno attribuito al Teologo Evangelico l’intenzione particolare di confutar due opposte eresie, che disturbavano la pace della primitiva Chiesa2. In primo luogo, la fede degli Ebioniti3, e forse de’ Nazareni4, era grossolana ed imperfetta. Essi veneravan Gesù, come il più grande fra’ Profeti, dotato di virtù e potere soprannaturale. Attribuivano alla persona ed al regno futuro di esso tutte le pre-
- ↑ I Platonici ammiravano il principio dell’Evangelio di S. Giovanni, come contenente un esatto compendio de’ propri loro dommi. Agostino de Civ. Dei X. 29. Amellio ap. Cirill. advers. Julian. l. VIII p. 283. Ma nel terzo e quarto secolo i Platonici d’Alessandria migliorare poterono la loro Trinità, mediante lo studio segreto della Teologia Cristiana.
- ↑ Vedi Beausobre Hist. Crit. du Manicheisme Tom. I. p. 377. Si suppone, che il Vangelo di S. Giovanni fosse pubblicato circa 70 anni dopo la morte di Cristo.
- ↑ Le opinioni degli Ebioniti sono chiaramente esposte dal Mosemio (p. 331), e dal Le Clerc (Hist. Eccl. p. 535). Le costituzioni Clementine, pubblicate fra’ Padri Apostolici, sono attribuite da’ Critici ad uno di questi Settari.
- ↑ I buoni Polemici, come Bull, (Judic. Eccl. Cathol. c. 2), insistono sull’ortodossia de’ Nazareni, che agli occhi di Mosemio (p. 330) sembra meno pura e certa.