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dell'impero romano cap. xxi 81

sparsi per tutte le città dell’Affrica, avevano l’istesso linguaggio, gli stessi costumi, l’istesso zelo, la stessa dottrina, l’istessa fede e l’istesso culto. Proscritti dalle potestà civile ed ecclesiastica dell’Impero, i Donatisti si mantennero sempre superiori di numero in alcune Province, specialmente nella Numidia; e quattrocento Vescovi riconoscevano la giurisdizione del loro Primate. Ma l’invincibile spirito di tal Setta qualche volta attaccò anche le sue proprie viscere; ed il seno della scismatica loro Chiesa fu lacerato da intestine contese. Un quarto de’ Vescovi Donatisti seguì l’indipendente stendardo de’ Massimianisti. Lo stretto e solitario sentiero, che avevan segnato i primi lor Capi, continuava a deviare dalla gran società del genere umano. Anche l’impercettibile Setta de’ Rogaziani ardiva d’asserire senza rossore, che quando Cristo sarebbe sceso a giudicare la terra, non avrebbe mantenuta la vera sua religione che in pochi ignoti villaggi della Cesarea Mauritania1.

Lo scisma de’ Donatisti limitavasi all’Africa; ma il male più facile a spargersi della controversia intorno alla Trinità, a grado a grado penetrò in ogni parte del Mondo Cristiano. Il primo fu una querela accidentale cagionata dall’abuso della libertà; il secondo fu un alto e misterioso argomento derivato dall’abuso della Filosofia. Dal tempo di Costantino fino a quello di Clodoveo e di Teodorico, gl’interessi temporali sì dei Romani che de’ Barbari furon profondamente involti nelle teologiche dispute dell’Arrianesimo. Può dunque

  1. Tillemont. (Mem. Eccl. Tom. VI. p. 1. pag. 253.) Egli deride la parziale lor crudeltà, mentre rispetta Agostino, il gran Dottore del sistema della predestinazione.