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dell'impero romano cap. xx |
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propri sudditi, non si può paragonare che al rispetto con cui si trattava il Senato da’ Principi Romani, che adottarono la politica d’Augusto. Nello spazio di cinquant’anni, uno spettator filosofico delle umane vicende avrebbe potuto confrontar Tacito nel Senato di Roma, e Costantino nel Concilio di Nicea. Tanto i Padri del Campidoglio, quanto quelli della Chiesa eran degenerati dalle virtù de’ lor fondatori; ma siccome i Vescovi avevan gettate radici più profonde nella pubblica opinione, così sostennero con più decente orgoglio la lor dignità, ed alle volte si opposero con virile spirito alle brame del loro Sovrano. Il progresso del tempo e della superstizione ha cancellato la memoria della debolezza, della passione e dell’ignoranza, che oscurava quegli Ecclesiastici Sinodi, ed il Mondo Cattolico si è concordemente sottomesso1 agl’infallibili decreti de’ generali Concilj2.
- ↑ Sancimus igitur vicem legum obtinere, quae a quatuor Sanctis Conciliis... expositae sunt aut firmatae. Praedictarum enim quatuor Synodorum dogmata sicut Sanctas Scripturas, et regulas sicut leges observamus. Giustiniano Nov. 13l. Il Beveregio (ad Pandect. Proleg. p. 2) osserva, che gl’Imperatori non fecero mai leggi nuove nelle materie Ecclesiastiche; e Giannone avverte con uno spirito molto diverso, ch’essi diedero la sanzione legale a’ Canoni de’ Concilj. (Ist. Civ. di Nap. T. I. p. 136)
- ↑ Vedi l’art. Concile nell’Enciclopedia Tom. III. p. 668, 679. ediz. di Lucca. Il dottor Bouchand, autore di esso, ha discusso, a norma de’ principj della Chiesa Gallicana, le principali questioni relative alla forma e costituzione de’ Concili generali, e provinciali. Gli Editori (Preface p. XVI) han ragione di gloriarsi di quest’articolo. Di rado quelli, che consultano l’immensa loro compilazione, restano sì ben soddisfatti.