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dell'impero romano cap. xx 45

dalla dipendente moltitudine1. Era molto facile conseguir la salvazione del comun popolo, se è vero che a Roma in un anno si battezzarono dodicimila uomini, oltre un proporzionato numero di donne e di fanciulli, e che l’Imperatore aveva promesso ad ogni convertito un abito bianco con venti monete d’oro2. Il potente influsso di Costantino non fu ristretto agli angusti limiti della sua vita o de’ suoi dominj. L’educazione, ch’egli diede a’ suoi figli e nipoti, assicurò all’Impero una famiglia di Principi, la fede de’ quali riusciva sempre più viva e sincera, poichè nella più tenera infanzia s’insinuava loro lo spirito, o almeno la dottrina del Cristianesimo. La guerra ed il commercio avevano sparso la cognizione dell’Evangelio oltre i confini delle Province Romane; ed i Barba-

  1. L’Autore dell’Istoria polit. e filosof. delle due Indie (Tom. I. p. 9.) condanna una legge di Costantino, che compartiva la libertà a tutti gli schiavi, che avessero abbracciato il Cristianesimo. L’Imperatore promulgò veramente una legge che proibiva agli Ebrei di circoncidere, e forse di tenere alcuno schiavo Cristiano. Vedi Eusebio in vit. Const. l. IV c. 27 ed il Cod. Teod. lib. XVI. Tit. IX col Comment. del Gottofredo Tom. VI. p. 247. Ma tale imperfetta eccezione si riferiva solo agli Ebrei, ed il gran numero di schiavi, ch’erano in potere di padroni o Cristiani o Pagani, non poteva migliorare la propria condizione temporale col cangiare di religione. Io non so da quali guide restasse ingannato l’Abbate Raynal; mentre l’assoluta mancanza di citazioni è un imperdonabile difetto della sua piacevole Istoria.
  2. Vedi Act. S. Silvestri, e Niceph. Callist. Hist. Eccl. l. VII c. 34. ap. Baron. Accl. an. 324. n. 67, 74. Tale autorità veramente non è molto pregevole, ma queste circostanze per loro medesime son tanto probabili, che l’erudito Dr. Howell (Istor. del Mond. Vol. III. pag. 14) non ha avuto scrupolo d’adottarle per vere.