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dell'impero romano cap. xxiv. 371

lir sul trono vacante, non potevano esser sostenuti che dalla coscienza del loro merito personale, o dalle speranze del favore del popolo. Ma la situazione di un esercito affamato, circondata per ogni parte dai Barbari, abbreviò i momenti del lutto e della deliberazione. In quello spettacolo di terrore e d’angustia, il corpo del morto Principe fu, secondo i suoi propri ordini, decentemente imbalsamato; ed allo spuntar del giorno i Generali adunaronsi in un Senato militare, a cui furono invitati i Comandanti delle Legioni e gli Uffiziali sì di cavalleria che d’infanteria. Non erano anche passate tre o quattr’ore della notte, che s’era già formata qualche segreta cabala, e quando si propose la scelta d’un Imperatore, lo spirito di partito incominciò ad agitar l’Assemblea. Vittore ed Arinteo riunirono i residui della Corte di Costanzo; gli amici di Giuliano s’attaccarono a Dagalaifo e Nevitta, capitani Galli; e potean temersi le più fatali conseguenze dalla discordia di due fazioni così opposte fra loro nel carattere ed interesse, nelle massime di governo, e forse anche ne’ princìpi di religione. Le sole sublimi virtù di Sallustio avrebber potuto conciliarne le divisioni, ed unire i lor voti, ed il venerabil Prefetto immediatamente sarebbe stato dichiarato successor di Giuliano, se da se medesimo con sincera e modesta fermezza non avesse addotto la sua età e mancanza di salute, che lo rendeano incapace di sostenere il peso del diadema. I Generali, che restarono sorpresi e perplessi dal suo rifiuto, mostraron qualche disposizione ad ammettere il salutar consiglio d’un uffiziale inferiore1, che operassero come avrebbero

  1. Honoratior aliquis miles, forse Ammiano medesimo.