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dell'impero romano cap. xx 31

mente concluderà, che se gli occhi degli spettatori sono stati qualche volta ingannati dalla frode, molto più spesso l’intelligenza de’ lettori è stata insultata dalla finzione. Ogni avvenimento, apparenza, o accidente, che sembri deviare dall’ordinario corso della natura, s’è temerariamente attribuito all’immediata azione della Divinità; e la sorpresa fantasia della moltitudine qualche volta ha dato figura e colore, linguaggio e movimento alle momentanee ma insolite meteore dell’aria1. Nazario ed Eusebio sono i due più celebri oratori che con istudiati panegirici si sono adoperati ad esaltare la gloria di Costantino. Nove anni dopo la vittoria romana, Nazario2 descrive un esercito di guerrieri divini, che sembravano scender dal cielo; egli ne nota la bellezza, lo spirito, le figure gigantesche, i raggi di luce che uscivano dalle celesti loro armature, la pazienza che avevano in farsi vedere e udir da’ mortali, ed il dichiarar che facevano d’essere mandati, e di volare ad assistere il gran Costantino. Per la verità di questo prodigio il Pagano oratore chiama in testimonianza tutta la nazione Gallica, in presenza della quale allora parlava, e sembra, che da questo recente e pubblicato fatto prenda occasione di sperare, che sia per prestarsi fede alle antiche appa-

  1. Freret (Mem. de l’Acad. des Inscript. Tom. IV. p. 411-417) spiega per mezzo di cause fisiche molti prodigi dell’antichità, e Fabricio, di cui abusano ambe le parti, vanamente procura di porre la celeste croce di Costantino fra gli aloni solari. Biblioth. Graec. Tom. VI. p. 8-29.
  2. Nazar. Paneg. vet. X. 14, 15. Non è necessario nominare i moderni, l’avido e non discernente appetito de’ quali ha ingoiato anche il cibo Pagano di Nazario.