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322 | storia della decadenza |
lità dello ingegno, delle quali sono essi così abbondantemente dotati. Giuliano potea non curare le acclamazioni di una Corte venale, che adorava l’Imperial porpora; ma era sommamente allettato dalla lode, dagli avvertimenti, dalla libertà e dall’invidia d’uno indipendente filosofo, che ricusava i suoi favori, amava la sua persona, ne celebrava la fama, e proteggevane la memoria. Tuttavia sussistono le voluminose opere di Libanio, che per la maggior parte son vani ed oziosi componimenti d’un oratore, che coltivava la scienza delle parole, e produzioni d’uno studioso ritirato, la mente del quale, disprezzando i suoi contemporanei, era sempre fissa nella guerra Troiana e nella Repubblica Ateniese. Pure il Sofista d’Antiochia discese alle volte da tale immaginaria elevazione; tenne una moltiplice ed esatta corrispondenza1; lodò le virtù dei suoi tempi; arditamente attaccò gli abusi della vita pubblica e privata; ed eloquentemente difese la causa d’Antiochia contro la giusta collera di Giuliano e di Teodosio. La vecchiezza comunemente ha la disgrazia2 di perdere tutto ciò, che avrebbe po-
- ↑ Ci son rimaste, e son già pubblicate quasi duemila delle sue lettere; specie di composizione, in cui Libanio si reputava eccellente. Possono i Critici lodar la sottile ed elegante lor brevità; ma il D. Bentley (Dissert. sopra Falar. p. 487) potè giustamente, ma non gentilmente, osservare, che „si sente dal voto e dalla mancanza d’anima in esse, che si conversa con un pedante, il quale va sognando appoggiato sulla sua cattedra„.
- ↑ Si pone la sua nascita nell’anno 314. Ei fa menzione
di Prefetto del Pretorio come meno illustre del titolo di Safişta (Vit. Sofist. p. 135). I Critici hanno osservato un sentimento simile in un’epistola (XVIII dell’Ediz. Wolf.) di Libanio medesimo.