26 |
storia della decadenza |
|
seconda guerra civile, Licinio provò ed ebbe occasione di temere la forza di questa sacra bandiera, la vista della quale, nel forte della battaglia, infiammò d’invincibil entusiasmo i soldati di Costantino, e sparse il terrore e il disordine fra le file delle nemiche legioni1. Gl’Imperatori Cristiani, che rispettavan l’esempio di Costantino, spiegavano in tutte le loro militari spedizioni lo stendardo della Croce; ma quando i degenerati successori di Teodosio ebber finito di comparire in persona alla testa de’ loro eserciti, il Labaro fu depositato, come una venerabile ma inutil reliquia, nel palazzo di Costantinopoli2. Si è sempre conservato l’onore di esso nelle medaglie della famiglia Flavia. La grata lor devozione pose il monogramma di Cristo in mezzo alle insegne di Roma. Si trovano applicati ugualmente sì a’ religiosi che a’ militari trofei i solenni epiteti di salvezza della Repubblica, di gloria dell’esercito, di restaurazione della pubblica felicità; e tuttavia esiste una medaglia dell’Imperator Costanzo, in cui lo stendardo del Labaro è
- ↑ Eusebio in vit. Constant. l. II, c. 7, 8, 9. Egli introduce il Labaro avanti la spedizione dell’Italia, ma sembra che la sua narrazione indichi, ch’esso non fu mai mostrato alla testa dell’esercito, finchè Costantino, circa dieci anni dopo, non si fu dichiarato nemico di Licinio e liberator della Chiesa.
- ↑ Vedi Cod. Teod. l. VI, Tit. XXV. Zozomeno l. I, c. 2. Teofane Cronogr. p. 11. Teofane visse verso il fine dell’ottavo secolo, quasi cinquecento anni dopo Costantino. I Greci moderni non erano inclinati a spiegare in campo lo stendardo dell’Impero e del Cristianesimo; e quantunque s’attaccassero ad ogni superstiziosa speranza di difesa, pure la promessa della vittoria sarebbe sembrata loro una finzione troppo ardita.