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294 | storia della decadenza |
mato Teodoro, per sentenza del Conte d’Oriente. Ma questo precipitoso atto fu biasimato dall’Imperatore, che si dolse con reale o affettato interesse, che l’imprudente zelo de’ suoi Ministri avrebbe macchiato il suo regno colla taccia della persecuzione1.
Lo zelo de’ Ministri di Giuliano fu subito raffrenato dalla disapprovazione del loro Principe; ma quando il padre d’uno Stato si dichiara Capo d’una fazione, non può facilmente ritenersi, nè punirsi efficacemente la licenza del furor popolare. Giuliano, in un pubblico componimento, applaude alla devozione e fedeltà delle sante città della Siria, i pietosi abitanti delle quali avevano al primo segnale distrutto i sepolcri de’ Galilei; e debolmente si lagna, che vendicato avessero l’ingiurie degli Dei con minor moderazione di quella ch’esso avrebbe raccomandata2. Può sembrar, che tale imperfetta e ripugnante confessione confermi le narrazioni ecclesiastiche, che nelle città di Gaza, d’Ascalona, di Cesarea, d’Eliopoli ec., i Pagani abusassero senza prudenza o rimorso del momento di loro prosperità; che gl’infelici oggetti di
- ↑ Oltre gl’Istorici Ecclesiastici, che debbono essere più o meno sospetti, possiamo allegare la passione di S. Teodoro negli Atti sinceri di Ruinart p. 59l. Il lamento di Giuliano le dà un’aria originale ed autentica.
- ↑ Juliano Misopogon p. 361.
Imperatoris ira provexit, ut quaestiones agitare juberet solito acriores (Giuliano però biasima la mollezza de’ Magistrati d’Antiochia) et majorem Ecclesiam Antiochiae claudi. Tale interdetto fu eseguito con alcune circostanze d’indegnità e di profanazione; e l’opportuna morte dello zio di Giuliano, attore principale, si riferisce con molto superstiziosa compiacenza dall’Ab. della Bleterie. Vie de Julien pag. 362, 569.