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284 | storia della decadenza |
Il desiderio e l’intenzion di Giuliano era senza dubbio di privare i Cristiani de’ vantaggi, delle ricchezze, delle cognizioni e del potere; ma l’ingiustizia di escluderli da tutti gli uffizi di fedeltà e di profitto, sembra che fosse il risultato della sua generale politica piuttosto che l’immediata conseguenza d’alcuna legge positiva1. Potè un merito superiore stimarsi degno di qualche straordinaria eccezione ma la maggior parte de’ ministri Cristiani furono appoco appoco rimossi da’ loro impieghi nello Stato, nell’esercito o nelle Province. S’estinsero le speranze de’ futuri candidati dalla dichiarata parzialità d’un Principe, che maliziosamente rammentava loro, non esser lecito ad un Cristiano di usare la spada o della giustizia o della guerra, e che premurosamente muniva il campo ed i tribunali con le insegne dell’idolatria. Il potere del Governo fu affidato a’ Pagani, che professavano un ardente zelo per la religione de’ loro Maggiori; e poichè la scelta dell’Imperatore spesso dipendeva dalle regole della divinazione, i favoriti ch’ei preferiva come i più grati agli Dei, non ottenevan sempre l’approvazione degli uomini2. I Cristiani, sotto l’amministrazione de’ loro nemici, molto ebbero da soffrire e
- ↑ Tal era l’istruzione di Giuliano a’ suoi Magistrati Epist. 7 προτιμαθοαι μεν τοι τουε θεασεβειν και κανυ φημι δειν dico che si debbano onninamente preferire quelli che venerano gli Dei. Sozomeno (l. V. c. 18) e Socrate (l. III. c. 13) esser debbon ridotti alla misura di Gregorio (Orat. III. p. 195), non in vero meno proclive ad esagerare, ma più ritenuto per l’attual cognizione de’ lettori del suo tempo.
- ↑ ψηφω θεων και διδυς μη διδυς Dando e non dando secondo il suffragio degli Dei. Liban. Orat. parent. c. 88, pag. 314.