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dell'impero romano cap. xxiii |
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ligiosa costanza de’ più dotti fra’ Cristiani1. Tosto che la dimissione de’ più ostinati2 maestri ebbe stabilito senza rivali il dominio de’ sofisti Pagani, Giuliano invitò la nascente generazione a frequentar con libertà le pubbliche scuole, nella giusta fiducia che le tenere menti avrebber ricevuto le impressioni della letteratura e dell’idolatria. Se poi la maggior parte della gioventù Cristiana pe’ propri scrupoli o per quelli de’ lor genitori si fosse ritenuta dall’abbracciare tale pericolosa maniera d’istruzione, dovea nel tempo stesso rinunziare a’ vantaggi d’un’educazion liberale. Giuliano avea motivo di sperare che, nello spazio di pochi anni, la Chiesa ricaduta sarebbe nella sua primiera semplicità, e che a’ Teologi, che possedevano un’adequata porzione della dottrina e dell’eloquenza di quel secolo, sarebbe successa una generazione di ciechi od ignoranti fanatici, incapaci di difender la verità dei loro principj, e d’esporre le varie follie del politeismo3.
- ↑ Cod. Theod. lib. XIII. Tit. III. de medicis et professor. leg. 5. (pubblicata li 17 Giugno, ricevuta a Spoleti, in Italia il 29 Luglio dell’anno 363) con le illustrazioni del Gottofredo, Tom. V. p. 31.
- ↑ Orosio celebra la lor disinteressata risoluzione. Sicut a majoribus nostris compertum habemus, omnes ubique propemodum. . . . officium quam fidem deserere maluerunt. VII. 30. Proeresio, Sofista Cristiano ricusò d’accettare il parzial favore dell’Imperatore. Hieronym. in Chron. p. 185 ed. Scalig. Eunap. in Proaeresio p. 126.
- ↑ Essi ricorsero all’espediente di comporre libri per le loro scuole. In pochi mesi Apollinare pubblicò le sue Cristiane imitazioni d’Omero (Istoria sacra in 4 libri), di Pindaro, d’Euripide e di Menandro; e Sozomeno è persuaso, ch’esse uguagliassero o superassero gli originali.