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dell'impero romano cap. xxiii | 277 |
Pure in quest’occasione i congiunti sforzi del potere e dell’entusiasmo riuscirono inutili: ed il suolo del tempio Giudaico, che adesso è coperto da una Moschea Maomettana1, continuò sempre a presentare lo stesso edificante spettacolo di rovina e desolazione. Forse l’assenza e la morte dell’Imperatore, e le nuove massime d’un regno Cristiano spiegar potrebbero l’interrompimento d’una difficile opera, la quale non fu intrapresa che negli ultimi sei mesi della vita di Giuliano2. Ma i Cristiani avevano una pia e naturale speranza, che in questa memorabil contesa si sarebbe vendicato l’onor della religione da qualche segnalato miracolo. Che un terremoto, un turbine, ed una eruzione di fuoco rovesciassero e disperdessero i nuovi fondamenti del tempio, s’attesta con qualche variazione da contemporanei e rispettabili testimoni3.
- ↑ Fabbricata da Omar, secondo Califfo, che morì l’anno 644. Questa gran Moschea occupa tutto il sacro terreno del tempio Giudaico; e forma quasi un quadrato di 760 tese, o un miglio Romano in circonferenza. Vedi Danville Jerusalem. p. 45.
- ↑ Ammiano rammenta i Consoli dell’anno 363 avanti di procedere a far menzione de’ pensieri di Giuliano: Templum instaurare sumptibus cogitabat immodicis. Warburton ha un segreto desiderio d’anticiparne il disegno; ma deve avere appreso da’ più antichi esempi, che l’esecuzione di tal opera avrebbe richiesto molti anni.
- ↑ Le successive testimonianze di Socrate, di Sozomeno, di Teodoreto, di Filostorgio ec. aggiungono contraddizioni anzi che autorità. Si confrontino le obbiezioni di Basnagio (Hist. des Juifs, Tom. VIII. p. 157. 168.) con le risposte di Warburton (Julian. p. 174. 258). Il Vescovo ha spiegato ingegnosamente le croci miracolose, che apparivano sulle vesti degli spettatori per mezzo d’un simil esempio e de’ naturali effetti del baleno.