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dell'impero romano cap. xxiii 273

incassavano in gemme o in oro, e seco portavano in trionfo a’ respettivi loro paesi. Ma siccome questo lucroso ramo di commercio avrebbe dovuto presto finire, si trovò conveniente di supporre che quel maraviglioso legno godesse una segreta forza di vegetazione; e che la sua sostanza, quantunque continuamente diminuita, restasse sempre intera e l’istessa1. Si sarebbe forse aspettato che l’influsso del luogo e la fede d’un perpetuo miracolo dovessero aver prodotto qualche salutevol effetto ne’ costumi e nella fede del popolo. Pure i più rispettabili fra gli scrittori Ecclesiastici sono stati costretti a confessare non solamente che le strade di Gerusalemme eran piene d’un continuo tumulto di negozi e di piaceri2; ma che ogni specie di vizio, l’adulterio, il furto, l’idolatria, il veneficio, l’omicidio ec. era famigliare agli abitanti della Santa Città3. La ricchezza e preeminenza della Chiesa di Gerusalemme eccitava l’ambizione de’ candidati Arriani e degli Ortodossi; e le virtù di Cirillo, che dopo la

  1. S’asserisce tal moltiplicazione da Paolino (Epist. 36.) Vedi Dupin (Bibl. Eccles. Tom. III. p. 149), il quale sembra estendere un ornamento oratorio di Cirillo ad un fatto reale. Il medesimo soprannatural privilegio dev’essersi comunicato al latte della Vergine; (Erasmi Opera T. I. p. 378. Lugd. Batav. 1703 in colloq. de peregr. relig. ergo), alle teste de’ Santi; e ad altre reliquie, che si trovano replicate in tante Chiese diverse.
  2. Girolamo (T. I. p. 103), che dimorava nel vicino villaggio di Betlemme, descrive per propria esperienza i vizi di Gerusalemme.
  3. Gregorio Nissen. ap. Vesseling. p. 539. Tutta quell’epistola, che condanna o l’uso o l’abuso de’ religiosi pellegrinaggi, è incomoda pe’ teologi Cattolici, laddove riesce grata e famigliare a’ polemici Protestanti.