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dell'impero romano cap. xxiii | 271 |
appunto ch’era stato santificato dalla morte e dalla resurrezione di Cristo1. Quasi trecent’anni dopo tali stupendi avvenimenti, fu demolita la profana cappella di Venere per ordine di Costantino; e lo smuover che si fece della terra e delle pietre scuoprì agli occhi dell’uman genere il santo Sepolcro. Fu eretta una magnifica Chiesa su quella mistica terra dal primo Imperatore Cristiano; e gli effetti della sua pia munificenza s’estesero ad ogni luogo ch’era stato consacrato dalle vestigia de’ Patriarchi, de’ Profeti e del figlio di Dio2.
L’ardente desiderio di contemplare i monumenti originali della redenzione tirò a Gerusalemme una folla continua di pellegrini da’ lidi del mare Atlantico e dai più distanti paesi dell’Oriente3; e la lor pietà fu autorizzata dall’esempio dell’Imperatrice Elena, la quale sembra che unisse la credulità della vecchiezza coi fervidi sentimenti d’una conversione recente. I savi e gli Eroi, che hanno visitato le memorabili scene della gloria o del sapere antico, han confessato di
- ↑ Vedi due curiosi passi appresso Girolamo Tom. I. p. 102. Tom. VI. p. 315. e le molte particolarità riferite dal Tillemont (Hist. des Emper. Tom. I. p. 509). Tom. II. 289. 294. ed. in 4).
- ↑ Euseb. in Vit. Constant. l. III. c. 25-47. 51-53. L’Imperatore fabbricò similmente delle Chiese a Betlemme, sul monte Oliveto, ed alla quercia di Mambre. Il Santo Sepolcro è descritto da Sandys (Viag. p. 125. 133), e curiosamente disegnato dal Le Bruyn (Voyage au Levant. p. 288-296).
- ↑ L’itinerario da Bordò a Gerusalemme fu composto nell’anno 333 per uso de’ pellegrini, fra’ quali Girolamo (Tom. I. p. 126) conta Brettoni ed Indiani. Le cause di questa religiosa moda son discusse nella dotta e giudiziosa prefazione di Wesseling (Itiner. p. 537-545).