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dell'impero romano cap. xxiii 269

belle Chiesa; la forza degli Ebrei non era uguale alla loro malizia; ma i lor più gravi Rabbini approvavano la privata uccision d’un apostata1; ed i lor sediziosi clamori aveano spesso svegliata l’indolenza dei Magistrati Pagani. Sotto il regno di Costantino, gli Ebrei divennero sudditi de’ lor ribelli figliuoli; nè passò lungo tempo, che provarono l’amarezza della domestica tirannia. Le immunità civili, che loro erano state concesse o confermate da Severo, furono appoco appoco rivocate da’ Principi Cristiani; ed un temerario tumulto eccitato dagli Ebrei della Palestina2 parve che giustificasse le lucrose maniere d’oppressione, inventate da’ Vescovi e dagli Eunuchi della Corte di Costanzo. L’Ebraico Patriarca, al quale veniva sempre permesso d’esercitare una precaria giurisdizione, teneva la sua residenza in Tiberiade3; e le vicine città della Palestina erano pieno de’ residui d’un popolo, ch’era fortemente attaccato alla Terra Promessa. Ma fu rinnovato ed invigorito l’editto d’Adriano; ed essi guardavano da lontano le mura della santa Città,

  1. Il Misnah determinava la morte contro quelli che abbandonavano il fondamento. Il giudizio di zelo è spiegato dal Marsham (Canon. Chron. p. 161 162. Edit. fol. Lond. 1672) e dal Basnagio (Hist. des Juifs T. VIII. p. 120). Costantino fece una legge per proteggere i Cristiani convertiti dal Giudaismo. Cod. Theod. lib. XXI. Tit. VIII. leg. 1. Gothofred. Tom. VI. p. 215.
  2. Et interea (nel tempo della guerra civile di Magnenzio) Judaeorum seditio, qui Patricium nefarie in regni speciem sustulerunt, oppressa; Aurel. Vittor. in Constantio c. 42. Vedi Tillemont Hist. des Emper. T. IV. p. 379. in 4.
  3. La città e la sinagoga di Tiberiade sono curiosamente descritte da Reland. Palestin. Tom. II. p. 1036-1042.