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dell'impero romano cap. xxiii |
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belle Chiesa; la forza degli Ebrei non era uguale alla loro malizia; ma i lor più gravi Rabbini approvavano la privata uccision d’un apostata1; ed i lor sediziosi clamori aveano spesso svegliata l’indolenza dei Magistrati Pagani. Sotto il regno di Costantino, gli Ebrei divennero sudditi de’ lor ribelli figliuoli; nè passò lungo tempo, che provarono l’amarezza della domestica tirannia. Le immunità civili, che loro erano state concesse o confermate da Severo, furono appoco appoco rivocate da’ Principi Cristiani; ed un temerario tumulto eccitato dagli Ebrei della Palestina2 parve che giustificasse le lucrose maniere d’oppressione, inventate da’ Vescovi e dagli Eunuchi della Corte di Costanzo. L’Ebraico Patriarca, al quale veniva sempre permesso d’esercitare una precaria giurisdizione, teneva la sua residenza in Tiberiade3; e le vicine città della Palestina erano pieno de’ residui d’un popolo, ch’era fortemente attaccato alla Terra Promessa. Ma fu rinnovato ed invigorito l’editto d’Adriano; ed essi guardavano da lontano le mura della santa Città,
- ↑ Il Misnah determinava la morte contro quelli che abbandonavano il fondamento. Il giudizio di zelo è spiegato dal Marsham (Canon. Chron. p. 161 162. Edit. fol. Lond. 1672) e dal Basnagio (Hist. des Juifs T. VIII. p. 120). Costantino fece una legge per proteggere i Cristiani convertiti dal Giudaismo. Cod. Theod. lib. XXI. Tit. VIII. leg. 1. Gothofred. Tom. VI. p. 215.
- ↑ Et interea (nel tempo della guerra civile di Magnenzio) Judaeorum seditio, qui Patricium nefarie in regni speciem sustulerunt, oppressa; Aurel. Vittor. in Constantio c. 42. Vedi Tillemont Hist. des Emper. T. IV. p. 379. in 4.
- ↑ La città e la sinagoga di Tiberiade sono curiosamente descritte da Reland. Palestin. Tom. II. p. 1036-1042.